Ci sono le star del cinema e poi c’è Tom Cruise. Che è una stella da quarant’anni, ormai talmente classic da rendere inutile elencare altri nomi qui e, ora, può anche rivendicare di aver resuscitato Hollywood (o almeno aver scosso e restituito un po’ di vita a quel carrozzone pigro e tronfio). L’anno scorso Top Gun: Maverick, con i milioni fatti al botteghino, ha contribuito a salvare i film e le sale cinematografiche dal baratro del Covid-19 e dello streaming. Quest’anno Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, il settimo e, pare, penultimo capitolo della saga di agenti segreti, dovrebbe raggiungere risultati simili. Tom Cruise è più famoso e adorato che mai, un’impresa sbalorditiva come qualsiasi acrobazia di Ethan Hunt.
Perché poi ci sono tutte le altre questioni. A partire da Scientology: l’interminabile storia della Chiesa, dei presunti abusi e comportamenti discutibili e lo status di Cruise come sua figura più importante, un membro di alto rango con profondi legami con il leader David Miscavige. Tom è uno scientologist quasi da quando è diventato una star, la sua introduzione alla culto risalirebbe al 1986 (lo stesso anno in cui uscì Top Gun) tramite la prima moglie, Mimi Rogers. In quel periodo sarebbero successe molte cose, dalle strazianti accuse contro Scientology stessa (abusi, tratta, lavoro forzato, solo per citarne alcune, tutte negate dalla Chiesa), alle varie affermazioni sui rapporti di Cruise con essa (come la presunta ricerca di partner sentimentali, per esempio, che – di nuovo – la Chiesa ha smentito).
Eppure niente di tutto questo ha mai veramente toccato Cruise personalmente, figuriamoci se hai mai potuto danneggiarlo. Perfino Alex Gibney, che ha diretto un documentario schiacciante su Scientology, Going Clear (il progetto sul lato oscuro del culto basato sull’omonimo libro di Lawrence Wright, ndt), ha ammesso a Rolling Stone di essere «sorpreso» che Cruise fosse riuscito a evitare una qualche resa dei conti.
«Ci sono storie su di lui che sarebbero scioccanti, se si riuscisse a convincere la gente a raccontarle in video», ha detto Gibney. «Ma le persone devono essere disposte a farlo. E finora non è successo». (Cruise non ha risposto a una richiesta di commento.)
È facile lasciare che la propria immaginazione si scateni con incognite note (basta chiedere a Donald Rumsfeld – o meglio non farlo, forse); ma sappiamo già parecchio su Tom Cruise e Scientology. Non è un brutto segreto tenuto nascosto. A questo punto si può definire a malapena uno scheletro nell’armadio. Ci sono stati rivelazioni, denunce, memorie, documentari, cause legali, persino un episodio indimenticabile di South Park. Agli Oscar e ai Golden Globe più recenti, dove Top Gun: Maverick è stato celebrato con tante nomination (e ha persino vinto un Academy Award per il miglior suono), Jimmy Kimmel e Jerrod Carmichael ci hanno scherzato sopra. Non erano nemmeno battutine sottili o strizzatine d’occhio, come quelle che 30 Rock aveva dedicato a Bill Cosby e Harvey Weinstein anni prima che venissero rivelate le loro colpe. Carmichael ha dichiarato apertamente che i tre Golden Globe restituiti da Cruise per protestare contro la Hollywood Foreign Press Association dovrebbero essere scambiati per Shelly Miscavige, la moglie di David, che non si vede in pubblico dal 2007.
Con Tom Cruise si deve ancora raggiungere un punto di non ritorno, quello in cui urlare: “Non può continuare a farla franca!”. Perché continua a essere amatissimo, e nemmeno in quella maniera inquietante in cui lo sono altri attori problematici di spicco. E ha tutto a che fare con il come Cruise si è completamente immerso nel lavoro negli ultimi 10 anni, il modo in cui ha effettivamente sostituito Scientology con una religione diversa, rivolta al pubblico: “I Film”.
C’è stato un momento in cui era possibile che la collaborazione tra Tom Cruise e Scientology si concludesse con una sorta di distruzione reciproca assicurata. Lui era in lacrime a metà degli anni 2000, e inveiva contro la psicologia e le medicine, rimproverando Brooke Shields per aver preso antidepressivi e raddoppiando la dose durante una controversa intervista con Matt Lauer. Era un periodo in cui Cruise era disposto a concedere un’intervista (registrata) a tutto tondo a una pubblicazione come Rolling Stone e dire: «Se vuoi davvero saperne di più, prendi Cos’è Scientology?, il libro, e leggilo. Perché Scientology è davvero questo. È un corpus di conoscenze erorme con strumenti accessibili. È davvero tanta roba».
Incredibilmente questo non ha fatto benvolere Cruise o il culto in generale. Nel 2008 c’è stato un incidente che è significativo in proposito: gli hacker fatto trapelare un video interno della Chiesa che mostrava Cruise, in piena modalità Steve Jobs con un dolcevita nero, che esaltava le virtù di Scientology; c’erano anche riprese di Cruise che accettava la “Medaglia al Valore della Libertà” del culto e salutava Miscavige. In risposta, Scientology non solo ha cercato di cancellare la clip dal web, ma ha anche messo in dubbio la sua autenticità, sostenendo che fosse «piratata e modificata». Entro la fine di quell’anno, Cruise si è scusato con Lauer per essersi comportato in modo «arrogante» e per essersi rifiutato di rispondere alle domande degli intervistatori su Scientology.
Nella prima metà degli anni ’10 c’è stata un’ondata di stampa negativa con l’uscita del libro di Wright e del documentario di Gibney, così come la defezione di alto profilo di Leah Remini. Cruise ha persino subito alcune ferite autoinflitte dopo aver intentato una causa per diffamazione contro il tabloid Life & Style, che aveva pubblicato la notizia che Cruise aveva abbandonato la figlia, Suri, con l’ex moglie Katie Holmes. In una deposizione del 2013, è stato costretto ad ammettere che Scientology aveva avuto un ruolo nel suo divorzio da Holmes e che l’attrice gli aveva detto di voler proteggere la piccola dal culto. (La causa alla fine si è risolta fuori dal tribunale.)
Ma, a partire da quel momento, Cruise ha dovuto fronteggiare la tempesta mediatica più grossa che l’abbia mai travolto. Il suo modus operandi era semplice: stare zitto e fare film (e quelli che ha girato erano ottimi). Grazie alla collaborazione con il regista e sceneggiatore Christopher McQuarrie, ha rianimato la saga di Mission: Impossible e prodotto titoli amati dai fan come Jack Reacher e Edge of Tomorrow. (I due hanno lavorato insieme anche alla Mummia, il che testimonia che, per fortuna, nessuno è perfetto.)
I film d’azione sono sempre stati una parte fondamentale dell’opera di Cruise. Ma dopo i primi vent’anni di carriera, in cui si è dimostrato più versatile, il suo focus si è concentrato su di essi negli anni 2000, e da quel momento sono diventati la sua ragione d’essere. Non c’è dubbio che Cruise ami questo genere di film e il lavoro senza stuntmen, ma al tempo stesso ha voluto rendere quei personaggi e quelle storie interessanti. Ma “Tom Cruise, action hero” è anche un’ottima mossa in fatto di PR: se sei sotto il tiro delle accuse e delle polemiche, cosa c’è di meglio che trasformarsi nell’eroe che salva costantemente il mondo?
Gli action si sono adattati benissimo all’epoca in cui Cruise ha voluto dare poca importanza a qualsiasi associazione pubblica a Scientology. Di fronte all’incessante aumento di effetti visivi, tecnologia, CGI e “Marvelizzazione” dei blockbuster, Cruise è rimasto uno dei pochi pazzi a lanciarsi da un aereo in volo per la nobile causa dello storytelling e dell’intrattenimento. Questa volontà di incarnare al 100% Ethan Hunt o Pete “Maverick” Mitchell è un ottimo modo forse non per far dimenticare al pubblico gli scandali passati, ma certamente per distogliere la sua attenzione da L. Ron Hubbard, o Xenu, o Shelly Miscavige. O dal fargli chiedere: quand’è l’ultima volta che Tom Cruise ha visto sua figlia?
Tutto questo ha fatto sì che, ogni volta che Cruise si trova a promuovere un suo nuovo film, nessuno gli chieda mai conto del suo privato. Mission: Impossible – Rogue Nation è uscito nel 2015 giusto qualche mese dopo l’uscita di Going Clear di Alex Gibney e a Cruise, durante l’attività stampa per il suo film, non è stato mai chiesto conto di niente. (Solo un giornalista ha raccolto un commento piuttosto generico da parte di Cruise un anno dopo, alla première londinese di Jack Reacher – Punto di non ritorno: l’attore ha definito Scientology «una bellissima religione» e «una cosa che mi ha aiutato moltissimo nella mia vita».) In tutte le interviste e su tutti i tappeti rossi, Cruise ha parlato soltanto dei film: il film in uscita, il film che avrebbe girato poi, i suoi vecchi film, i film degli altri e – forse il suo argomento di conversazione preferito – il processo creativo che c’è dietro ai film.
Cruise forse avrebbe continuato così, ma il Covid ha aggiunto una nuova chiave alla questione. Quando, alla fine del 2020, è stato diffuso un audio rubato dal set dell’ultimo Mission: Impossibile, in cui Cruise rimproverava i membri della troupe che non seguivano i protocolli anti-pandemia, la reazione generale era stata di stupore. Il modo in cui si stava dedicando a produrre questo film era totale, e in più unito alla chiara comprensione della minaccia che il Covid stava rappresentando nei confronti dell’industria del cinema. Cruise ha poi fatto di tutto per evitare che Top Gun: Maverick venisse distribuito in streaming e che invece arrivasse nelle sale. È stato ricompensato con incassi strepitosi, recensioni entusiastiche e il massimo rispetto da parte dei suoi colleghi. «Hai salvato il culo a Hollywood», gli ha detto Steven Spielberg in un incontro organizzato dall’Academy all’inizio di quest’anno, «e forse hai salvato tutta la distribuzione nelle sale. Dico sul serio».
Anche nel pieno della sua pubblica associazione con Scientology, “I Film” sono sempre stati una sorta di religione per Cruise. Nel 2002, quando l’Academy aveva bisogno di qualcuno che convalidasse il valore e l’esistenza stessa dei film e dell’industria del cinema dopo l’11 settembre, ha chiamato proprio Cruise, e lui ovviamente ha svolto il suo compito alla perfezione. Si può scorgere una sorta di anticipazione a tutto ciò nel 1984, due anni prima che entrasse in Scientology, nel modo in cui parla dei film come mezzo per il miglioramento e la serenità personale: «Sono interessato alla mia crescita personale, alle cose che mi rendono felice. Non mi interessa quanti soldi farò, o girare film solo per diventare famoso».
Ma senza la pandemia, il fatto che “I Film” siano diventati la vera religione pubblica di Cruise forse non si sarebbe mai verificato. Quello che dice riguardo ai “Film” in realtà non è cambiato così tanto, ma la differenza è che ora lui ha l’aura del salvatore. Con la sua sicurezza e il suo carisma, ha dimostrato il suo talento da predicatore, quello di trasformare le solite banalità in mantra o preghiere. Non ha perso quel fascino nemmeno quando si è reso totalmente ridicolo (vedi l’episodio sul divano di Oprah Winfrey). E cosa dire del suo impegno di stunt, se non che è una orgogliosa devozione al suo lavoro e una sorta di martirio in cambio di qualcosa che ama follemente?
Ma “I Film” non hanno soppiantato la Chiesa di Scientology nella vita privata di Cruise, o almeno questo è ciò che sappiamo al momento. Nonostante le distanze che ha preso in pubblico rispetto alla sua confessione, non ci sono prove del fatto che Cruise si sia allontanato o intenda lasciare il culto. Il vantaggio della star di restare “Tom Cruise, Action Hero e Salvatore del Cinema” è indubbio. I benefici sono evidenti, e non solo per la sua carriera. Sono un vantaggio anche per la Chiesa stessa: dopo tutta la stampa negativa, le indagini e le cause legali, il successo di Cruise può ancora rappresentare la vera forza e il vero potere del culto.
Quanto a noi, sembra che abbiamo raggiunto una sorta di stallo amichevole con Cruise. Abbiamo rimandato la resa dei conti forse per sempre, o forse solo momentaneamente. E anche perché “Tom Cruise, Action Hero e Salvatore del Cinema” non è solo utile per le PR: è quello che Tom realmente è, è quello che è sempre stato. Al di là di tutto quello in cui crede, certamente ha ancora una profonda fede nei “Film”.
C’è un famoso aneddoto a proposito di Thomas Cruise Mapother IV da adolescente, e del suo aver passato un anno in seminario prima di iniziare la sua carriera nel cinema. Tom Cruise ha sempre dichiarato che Thomas Mapother non era davvero pronto a diventare un prete, ma quell’episodio rappresenta tutto lo zelo di quel personaggio, un irreprensibile afflato verso la conoscenza e il sapere, il suo profondo credo – o forse il suo bisogno – di un potere superiore. E prima di trovare tutto questo in Scientology, lo aveva trovato nel recitare e nel fare film. Ed è tutto ancora lì. Le prove sono ovunque, anche soltanto quando guarda dentro una macchina da presa e, col suo inconfondibile sorriso, ci dice: «Mi piacciono i popcorn. I popcorn, e il cinema».